Conversione significa lasciare la nostra via e orientarsi verso Dio.
È una passeggiata con Gesù che dura tutta la vita.
Ciò significa camminare lontano dal peccato. Ed è pentimento.
Il sacramento della penitenza elimina la colpa.
Ma sentirsi colpevoli è il nostro stato permanente dinanzi a Dio, e di conseguenza dobbiamo sempre essere in uno stato di pentimento davanti a Lui.
Per iniziare una vita cristiana nuova dobbiamo cominciare col rinnovare il pentimento, riscoprire lo stato di peccato in cui siamo nati. Abbiamo bisogno della continua misericordia di Dio offertaci in Gesù Cristo.
Le prime parole di Gesù furono:
“Pentitevi e credete alla Buona novella” (Mt. 1,15).
L’esempio di Maria; la colpevolezza è più del peccato; il pentimento quindi deve essere più grande del peccato di cui ci rendiamo conto;
Tutto ciò che non abbiamo fatto e che Dio ci aveva chiesto è peccato – di omissione. Ma siamo peccatori redenti!
Da soli non possiamo niente, ma Gesù ci ha già salvati e dobbiamo esserne felici.
Tuttavia, non dobbiamo dimenticare il bisogno continuo di redenzione, che ci giunge tramite la grazia ottenuta per noi da Gesù.
Rendiamo grazie di cuore a Dio quando riconosciamo il nostro bisogno continuo di redenzione e dell’opera di Gesù.
Farisei o Pubblicani?
Il fariseo non mentiva quando pregava con alterigia; e neppure il gabelliere.
Ma il primo non riconosceva il bisogno di salvezza mentre il secondo aveva la giusta disposizione verso Dio.
Vi ritenete giusti?
“Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mc. 2,17).
Non è difficile enumerare le proprie virtù e ritenere che sono merito nostro, del nostro impegno.
Ma in quel caso possiamo escluderci dal piano di salvezza di Gesù. Saremmo tra coloro che “si vantano per le proprie virtù.”
La salvezza, tuttavia, è per i peccatori che si riconoscono tali.
Se non ammettiamo e non riconosciamo il nostro peccato, non possiamo essere chiamati da Gesù.
1. Non é ansietà permanente, sentirsi in colpa per niente.
2. Non è l’insoddisfazione della propria debolezza. Questo è egoismo perché non è una cosa diretta verso Dio; non è dolore cristiano essere chiamati da Gesù.
Che cosa non é pentimento:
3. Non è la sola certezza di essere peccatori. Se riconosco di esserlo e non arrivo a un dolore sincero del peccato, il pentimento è nella testa e non nel cuore.
4. Fare solo atti di penitenza non basta. I farisei digiunavano, pregavano e facevano molte cerimonie di purificazione, ma senza pentirsi. “Se la vostra virtù non è più grande di quella dei farisei, non entrerete nel Regno dei Cieli” (Mt. 5,20).
5. Il dispiacere di aver infranto una legge. É colpa legale, ma per il cristiano colpa significa mancanza verso Dio. É molto più che mancare contro una legge, che può portare al dispiacere e alla punizione, ma non necessariamente al pentimento.
6. Ricordare i peccati passati: sono stati perdonati.
7. Andare spesso a confessarsi, come se la confessione fosse una macchinetta a gettone.
I frutti del pentimento.
1. Confessione del peccato; importanza della confessione periodica.
2. Il vero pentimento porta la volontà di abbandonare il peccato.
“Se vi pentirete produrrete i frutti del pentimento” (Mt. 3,8).
3. Chi è veramente pentito usa il potere di Cristo risorto contro il peccato.
Nessuno sforzo umano – buone azioni, forza di volontà, o frequenti esami di coscienza – potrà portarci a superare il peccato.
Lo potremo vincere solo con una dipendenza costante da Dio e dalla sua potenza. Allora, applicheremo la potenza della Sua risurrezione contro il peccato. Parteciperemo alla vittoria di Cristo.
Il pentimento non é il risultato di uno sforzo umano: é un dono di Dio: “Dio concede… il pentimento che porta alla vita” (Atti 11,18)
Solo Dio può concederlo, e lo farà se lo chiediamo. Preghiamo quindi per questa grazia preziosa, nel caso che il nostro senso del peccato non sia abbastanza forte.
Il sacramento della penitenza:
Nel passato si metteva una forte enfasi sul peccato, trascurando l’aspetto più importante: il dolore del peccato.
La penitenza come un lavaggio a gettone?
La grazia di Dio ci farà vedere il nostro stato di peccato, ed allora cominceremo ad avere dolore, un atteggiamento cristiano di pentimento nel cuore e apprezzeremo il sacramento della penitenza.
Dobbiamo prepararci al sacramento, ogni volta, chiedendo un pentimento profondo. É un incontro tra amici: Gesù e l’uomo, per riconciliarsi. I peccati sono secondari.
La confessione dei peccati, quindi, deve essere profonda e non superficiale. Non va ricavata da un elenco trovato in un libro. Dovrebbe essere l’esposizione di come serviamo o non serviamo Dio nella nostra vita.
Potrebbe essere un colloquio con Dio, aiutati dal sacerdote, se in lui vediamo Gesù.
LA CONVERSIONE
Cerchiamo di capire cosa significa accettare la conversione nella nostra vita.
Quando Gesù chiede chi è il più importante nel Regno dei Cieli, tra quanti avevano fatto la Sua volontà e accettato Dio, in Matteo 18, 2-3 leggiamo: “Allora chiamò a Sé un bambino e lo mise di fronte a loro” Poi disse: “In verità vi dico, se non cambiate e non diventate come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli.”
La parola greca tradotta con “cambiate” significa far girare qualcosa nella direzione opposta (un cavallo o un esercito). Come il Signore ce la espone qui, significa: “se un uomo non riconosce che la direzione della propria vita é sbagliata e se poi non si volge con vigore nella direzione opposta, non entrerà nel regno dei cieli”.
È questo che esige l’incontro con Gesù.
Esaminiamo noi stessi:
Ci siamo mai convertiti, orientati completamente verso Gesù? Abbiamo fatto questo cambiamento?
Forse alcuni hanno creduto di seguire Gesù in modo soddisfacente limitandosi a credere ad alcune verità e facendo certe azioni. Ma seguire Gesù richiede molto di più: Esige un cambiamento profondo, una svolta radicale, una dedizione totale della nostra vita a Gesù.
Come bambini…
Il risultato del cambiamento sarà che diventeremo come bambini. Svilupperemo la semplicità e la libertà dei bambini sicuri.
Il bimbo sicuro è avvolto e controllato dall’ esperienza dell’amore dei genitori. Tutto il resto è secondario ed è messo dietro a questa esperienza basilare.
Se una volta ci siamo convertiti a Gesù e continuiamo in quella direzione, saremo come bambini che non nascondono nulla perché non hanno nulla da nascondere.
Saremo certi della direzione presa, e saremo cambiati nella maniera profonda ed esigente che Gesù richiede a tutti i Suoi seguaci: “Se non cambierete…”
Ma non è facile: ciò implica una resa totale alla volontà di Dio.
Non cercheremo più di far rientrare Dio nelle nostre idee, adattandovelo: Saremo noi ad adattarci alle Sue idee.
Quando Pietro e Giovanni fecero un miracolo con il potere di Gesù e uno zoppo poté camminare, leggiamo: “Tutti corsero loro incontro con grande eccitazione” e Pietro colse l’occasione per dire cosa dovevano fare: “Dovete pentirvi e convertirvi a Dio” (Atti 3,19).
Come avviene e cosa significa.
Negli scritti di S. Luca (Atti) la parola “conversione” è un rivolgersi, orientarsi verso una persona annunciata come Signore.
Non è mai il rivolgersi verso una Chiesa, una fede e nemmeno verso il battesimo.
Il Solo a cui possiamo convertirci é il Signore.
Luca presenta la conversione come qualcosa da farsi in libertà totale. Non è mai qualcosa che ci viene fatto. La conversione é un’offerta libera, radicale e personale di tutti noi stessi al Signore.
Lo abbiamo fatto mai? O forse ci siamo gingillati nella fanciullezza a ‘fare cose cristiane”? Ci siamo mai dati completamente a Gesù?
Il significato di conversione è molto chiaro quando ascoltiamo le parole di Gesù a tutti i suoi seguaci:
“E poi disse a tutti: ‘Se qualcuno vuol essere mio seguace, rinunci a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. Perché chi vuol salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per amore mio, la salverà” (Lc. 9,24).
Nulla è più radicale che rinunciare a se stessi. Ma è proprio quanto la conversione a Gesù esige. Niente di meno potrà bastare.
Perdere la nostra vita per amore di Gesù è richiesto a ciascuno di noi. Ciò non implica necessariamente la morte fisica, ma certo il lasciarsi andare senza riserve a Gesù e alla guida dello Spirito Santo, proprio come fa il bimbo sicuro con i genitori.
Ciascuno di noi deve chiedersi se ha mai accettato Gesù alle Sue condizioni, senza riserve o condizioni speciali per noi. É questa l’essenza del significato di convertirsi a Dio.
Con Gesù o contro di Lui?
A differenza degli altri leader politici o religiosi, Gesù non accetta una amicizia superficiale.
Ognuno di noi in fondo al cuore deve prendere una decisione importante: con o contro Gesù?
Quando pecchiamo possiamo non vivere quella decisione, ma essa va presa al livello più profondo della personalità: “Chi non è con Me è contro di Me. E chi non raccoglie con Me, disperde” (Lc. 11,23).
Gesù non vuole essere oggetto del nostro interesse culturale o filosofico. Vuole una decisione: chiede la conversione a sé come Persona vivente e la nostra risposta non deve mai essere debole o vaga. Deve essere un fuoco ardente in noi: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso!” (Lc. 12,49).
Conversione progressiva
La conversione non è qualcosa avvenuto una volta per tutte nel passato. Gesù ha detto che deve avvenire “ogni giorno” (Lc. 9,23), proprio come l’amicizia e l’amore vero, che crescono sempre e sono sempre nuovi.
Una relazione genuina cambia ogni giorno. Col morire al nostro egoismo si vive di più per gli altri, e lo stesso avviene nella conversione cristiana: è una dinamica che cresce, sempre diversa perché si approfondisce ogni giorno, mentre scopriamo sempre più l’amicizia con Gesù.
Quando siamo veramente convertiti a Dio, orientiamo verso di Lui la nostra vita. Ma dobbiamo restare incatenati a Lui per sempre.
Dobbiamo leggere spesso la Scrittura per controllare se stiamo crescendo nella relazione con Lui, se ci impegniamo con Lui sempre di più ogni giorno.
Se il cuore si ferma, la vita cessa; se si ferma la dinamica della conversione, la fede muore.